Start-up e PMI innovative a confronto

Il sistema degli incentivi a favore dell’imprenditoria in Italia risulta assai articolato e spesso si presta a una non facile ed immediata comprensione.
Il tema dell’innovazione, in particolare, vede due soggetti destinatari di incentivi  e risorse: le Start-up innovative e le PMI innovative.

Analogamente a quanto previsto per le start-up innovative, infatti, anche per le PMI innovative nel 2015 il decreto Investment Compact ha introdotto specifici benefici: semplificazioni burocratiche, vantaggi fiscali per l’azienda e i suoi investitori.
Resta da capire quali sono le concrete differenze tra le due categorie di imprese finalizzate all’innovazione.

Si definisce Start-up innovativa un’impresa attiva da massimo 60 mesi (periodo esteso dai 48 iniziali dal Decreto Investiment Compact), non distribuisce utili e ha ricavi annui inferiori a 5 milioni di euro.

Tale categoria di impresa, inoltre, deve realizzare un prodotti o offrire servizi ad alto contenuto tecnologico, anche se non necessariamente tutelato da brevetto o marchio ed avere  una percentuale di investimenti in Ricerca e Sviluppo pari ad almeno al 15% del maggior valore tra fatturato e costi.

L’ambito di applicazione della normativa sulle Start-up innovative non si limita alle società residenti in Italia, ma si estende anche a società residenti in uno Stato membro dell’Unione europea o Spazio economico europeo, purchè si abbia una sede produttiva o filiale in Italia.

I requisiti che caratterizzano una PMI innovativa, invece, sono il non essere quotata in Borsa, avere l’ultimo bilancio certificato e possedere almeno due dei tre requisiti seguenti:
- spese in ricerca e sviluppo pari ad almeno il 3% del maggior valore tra fatturato e costo della produzione, escludendo le spese per immobili (si possono comprendere le spese lo sviluppo precompetitivo e competitivo, quelle relative ai servizi di incubatori certificati, i costi del personale interno e dei consulenti esterni,?le spese legali per la registrazione della proprietà intellettuale);
- impiego di personale altamente qualificato in misura almeno pari a un quinto della forza lavoro complessiva;
- essere detentrici, licenziatarie o depositarie di un brevetto o un software registrato in campo industriale o biotecnologico.

Differenti sono i benefici previsti per le due tipologie di imprese.
Quelli per le start-up innovative consistono in:
- esonero dal pagamento annuale alla Camera di Commercio;
- credito d’imposta per assunzione di personale altamente qualificato;
- deroghe alla disciplina sul diritto del lavoro (le start-up innovative possono assumere con contratti a tempo determinato anche di sei mesi e rinnovabili senza soluzione di continuità);
- incentivi agli investimenti per imprese dei settori sociale ed energia;
- disciplina speciale per fallimento.

Alle PMI innovative, invece, sono riconosciute le seguenti agevolazioni:
- disciplina ordinaria per l’assunzione di personale altamente qualificato;
- disciplina ordinaria per fallimento;
- disciplina ordinaria in tema di disciplina del lavoro.

Tra le differenze di regime previsto per Start-ep e PMI innovative principali è possibile annoverare ache la diversa durata temporale dei benefici: per le start-up innovative è limitata a 60 mesi mentre per le PMI innovative non c’è ancora alcuna indicazione.

Altre agevolazioni sono analoghe sia per le Start-up che per le PMI: esonero dall’imposta di bollo e diritti di segreteria all’avvio dell’attività d’impresa, incentivazione e remunerazione di personale in equity, possibilità di ricorso al crowdfunding, incentivi fiscali agli investimenti, accesso semplificato a Fondo Garanzia PMI.